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Il corpo, questo sconosciuto. Mistero e bellezza.

Il corpo, questo sconosciuto. Mistero e bellezza.

Il tuo corpo, questo sconosciuto.Chiudi gli occhi. Ascolta quello che accade. Respiri? Come è il tuo respiro? E la inspirazione e l’espirazione? E’ più lunga l’inspirazione o l’espirazione? Usi di più bocca od il naso? Il modo più semplice per incominciare a comprendere il tuo 

Mi ricordo

Mi ricordo

Mi ricordo io bambina che camminava scalza sul prato di casa. Cammino sempre. Scalza da sempre. Il mio piede quella volta ha incontrato un forcone disteso per terra ed automaticamente c’è stata un’ unione ricca di sangue e dolore. Proprio tra un dito e l’altro 

Giornata Mondiale della Cattiveria

Giornata Mondiale della Cattiveria

Tra le tante giornate mondiali, del papà, della mamma, della gentilezza, dell’abbraccio, dei pomodori in scatola, della carta igienica e del geco francese, inserire 24 ore (anche 16, 8 ne dormiamo, forse) dedicate alla cattiveria in un mondo così buono ed attento alle esigenze dell’altro, potrebbe essere sano e liberatorio. Questa sarebbe, appunto, la Giornata Mondiale della Cattiveria.

Naturalmente per tutte gli animi gentili che abitano questo pianeta, sarà molto difficile scovare la cattiveria all’interno della loro quotidianità, per cui mi offro e vi regalo (altra cattiveria) qualche consiglio.

a) Date la pappa al vostro gatto quando ve lo chiede, non quando ve lo ricordate. Lui/lei, ormai abituato/a alle vostre dimenticanze ne rimarrà offeso/a pensando che siete impazzito/a e questo (speriamo) gli procurerà dolore.

b) Abbracciate e baciate il/la vostra partner all’improvviso, il che sicuramente il/lo spiazzerà perchè penserà che avete un/una amante. Il che gli/le procurerà (speriamo) dolore.

c) Sorridete al capo/a ufficio. Penserà che vi è arrivata la notizia che sta per morire essendo malato/a terminale e questo è il motivo della vostra gentilezza. Speriamo che il vostro sorriso gli/le procuri dolore.

d) Andate a trovare i vostri genitori anziani con una bella bottiglia di vino e un mazzo di fiori. Stesso pensiero del caso C)

e) Aiutate il/la vicino/a di casa a scendere le scale, offrendogli il braccio. Sicuramente avrà paura che il/la volete spingere affinchè finalmente l’anca si frantumi. Ciò gli/le procurerà dolore.

Questi banali suggerimenti potranno cambiarvi la prospettiva, rendervi meno sensibili e meno rispettosi, più equilibrati, e vi renderanno simili alla maggior parte degli esseri umani.

Buona settimana, anzi no, cattiva giornata.

P.S. Mi auguro che le persone illuminate che casualmente leggeranno questo post, comprendano la sottile ironia di cui queste righe sono pervase…

Genesi

Genesi

Un giorno, il Signor Dio chiamò a raccolta tutti gli esseri umani. Non erano molti a quel tempo, certamente non i 7 miliardi e più di oggi, forse potevano essere qualche migliaio. Volle parlare con il loro capo e dopo aver scambiato i soliti convenevoli, 

Cerco

Cerco

Cerco il Silenzio perchè non lo ricordo più, conosco la sua musica ma non appare mai nella mia ricerca su Google. Lo incontro in compagnia delle sirene delle ambulanze, delle urla degli umani, di quel chiacchericcio senza fine delle auto, delle musiche e dei suoni che non 

Ode al lamento

Ode al lamento

Gli umani che vivono nelle lacrime nell’insoddisfazione e nel lamento, chiedendo sempre risarcimento di ciò che credono spetti loro, fanno trappola  agli dei, affinché non eccedano nel regalar problemi, dolori e delusioni.

Si travestono con abiti colorati di miseria e si inchinano pregando  senza dignità al Destino che li vessa, constantemente  cantilenando “Il mondo è brutto, pieno di cattiveria, invidia, pigrizia, miseria. Io soffro e tu – Dio della Scarsità – non entrare nella mia casa, nel mio cervello e nella mia pancia, che’ sono già abbastanza vuoti di riconoscimenti e di speranza”.

Credono di sfuggire al grigiore della vita, invocandolo.

Riempiono il cuore e la mente di certezze dolorose, chiamandole così a loro.

Non è così che la Dea  dell’Abbondanza si accorge di noi. La Dea dell’Abbondanza, ridente e pasciuta, si muove nei terreni ricchi di sole, di amore e di speranza.

La  Dea dell’Abbondanza ama i profumi e le risate il colore ed il sole. Si ferma dove la accolgono i sorrisi e le idee escono per costruire mondi di bellezza. Dove le anime rendono il corpo armonioso e le schiene non sono curve da pensieri  ma ritte da sogni.

La  Dea dell’Abbondanza spesso gioca e si accoppia con il  Dio del Coraggio e la Dea della Forza.

Al mattino, quando ci alziamo, chiamiamo l’Abbondanza, il Coraggio e la Forza. Spesso con loro arriva anche la Dea  della Pazienza.  Sorridiamo e costruiamo le ore che arrivano in loro compagnia.

Se guardiamo con intensità intorno a noi, Li vedremo.  Le prime volte si nasconderanno perché amano giocare, farci credere che non esistono. Un mattino arriverà il Dio/Dea di cui abbiamo più bisogno…arriveranno gli altri. Diamogli il vestito che più ci piace.

Spesso vedo la Dea della  Forza   sollevare un macigno che poi getterà su cose/persone che non mi piacciono e il Dio della Pazienza che all’uncinetto continua a fare coperte senza fine.

La Dea del Coraggio è sempre vestita di rosso, irruenta.  Il Dio dell’abbondanza a volte è pieno di fiori, altre di euro, altre  di cioccolatini… un mattino la Dea del Coraggio diventa Dio ed il Dio dell’Abbondanza diventa Dea. Non hanno genere, diventano quello che in quel momento vediamo di loro.

Sono compagni di vita, molto più divertenti del Dio della Scarsita.

Provaci, anzi: fai!

L’albero zen

L’albero zen

Io sono un albero, un albero a cui interessa lo zen. Sono un albero zen. E questa è la mia storia. Sono stanco. Ma proprio… sono stanco. Di che? Sono stanco di stare sempre qui, allo stesso posto. Oh per l’amor di Dio, il posto 

Inno per la Passione

Inno per la Passione

Attenti a non perdere la Passione perché  spesso viene messa  in una tasca bucata, così cade a terra e non la troviamo più. L’appoggiamo con noncuranza  vicino alla carta igienica, senza accorgercene la usiamo e poi non la ritroviamo più. Passione è cugina di Speranza, 

Il silenzio è l’ascolto

Il silenzio è l’ascolto

Sono trascorsi più o meno due anni dalla mia camminata in Terra di Sicilia. Una camminata fatta di passi e di silenzio.

Centinaia di migliaia di passi attraverso il cuore siculo, la terra che unisce Palermo ad Agrigento. Montagne montagne montagne, sempre salita continua, ma la discesa? Ho incontrato arancine ed arancini, muli e mucche, mandorli e fichi d‘india svenuti per il caldo e l’eccesso di peso, albe e sorrisi umani ed il mio cuore.

Sono  ritornata da quel cammino solitario, pesante, faticoso, inquietante, difficile, caldo e assetato, rigenerata e luminosa come non accadeva da tempo nè al mio corpo nè  alle altre parti di me.

silenzio

Oggi, mi ritrovo di nuovo  affaticata stanca malinconica e pesante. Cosa mi manca di quella Sicilia che ho amato di pancia e di pensieri di occhi e di profumi?

Mi manca il silenzio.  Fatto di refoli con cui il vento parlava muovendo i finocchi selvatici e lottando con il mio cappello. Che puliva puliva puliva entrava ovunque nei miei vestiti e soprattutto nei miei pensieri, nelle mie sempre diverse emozioni.alpine clouds daylight grass

Il silenzio dei miei pensieri, lo stare senza dover stare. Il silenzio, una compagnia che manca.

Ora cammino per le strade della città dove il silenzio non esiste. Le auto e i clacson le parole delle persone le sirene delle ambulanze. Entro in un bar fatto di specchi di bicchieri di bottiglie e di musica, quella musica che ricorda il suono delle ambulanze. Le persone parlano e le loro voci sono stridenti, pesanti, rumorose. Urlano.

Entro in un negozio, in una libreria, ovunque rumore e umani  che fanno un rumore che deve essere più alto del rumore che non ascoltano.
La mancanza del silenzio ti rende sordo.

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Il viaggio in Sicilia è stato un viaggio di solitudine. Il silenzio da parole, sorrisi, superficialità e profondità, dolore e ignavia, pigrizia e solitudine, il silenzio per poter stare dentro. Questo è stata per me la Sicilia.

Mi ha sanato, con il suo silenzio di montagne. Con i chilometri in cui l’obiettivo era arrivare e guardare quello che esisteva, dal cemento delle strade scordate, ai campi pieni di sterpi, alle montagne con i colori del deserto, quel deserto che ognuno di noi sente, quel silenzio che fa parte della vita, in attesa della musica che dia la pace.

E’ più facile ascoltare il proprio silenzio quando il padrone di casa è il bosco, il mare, o la montagna. Il silenzio non ha colori ma respira. E’ più facile quando lo specchio delle nostre emozioni è pulito, quando rimanda una vibrazione di equilibrio, di accettazione della vita, di comprensione dei pensieri.

Il silenzio. Mi sono accorta di quanto ho bisogno di silenzio.

Il silenzio “diverso” dal rumore, dal frastuono, dalla chiacchiera e dalle parole ininterrotte, dai suoni sempre. Del silenzio non si parla mai, lo si teme, lo si esclude, lo si esorcizza. «È possibile trovare il silenzio ovunque. Si tratta di procedere per sottrazione».

Il silenzio è il luogo in cui si può abitare allontanandosi dalle parole futili che lo feriscono, a cui occorre silenzio per farsi largo e spazio. Che il silenzio sia un luogo, un contenitore, un vuoto attraversato talvolta rotto, da suoni e parole? Uno spazio ovattato vuoto dove entra la parola che esce dal tempo e dallo spazio pieno.

C’è un silenzio del cielo prima del temporale, delle foreste prima che si muova  il vento, del mare calmo al  tramonto, della neve che cade, della nostra anima prima dell’ascolto, poi c’è un silenzio che non c’è. Non altro.

Per ascoltare occorre tacere. Senza silenzio non c’è parola, non c’è musica.

L’arte ha forse il compito di recuperare,  i segreti di questo silenzio.

Erling Kagge, nel 2016 ha scritto un bellissimo libro, Il silenzio Uno spazio dell’anima, pubblicato da Einaudi Stile libero.

Solo quando ho capito che ho un intimo bisogno di silenzio, ho potuto mettermi alla sua ricerca; nei miei recessi più intimi, sotto la cacofonia dei rumori del traffico e dei pensieri, della musica e dei macchinari, degli iphone e degli spazzaneve, lui era lì che mi aspettava.”

Il corpo pensa, lo Yoga traduce i pensieri

Il corpo pensa, lo Yoga traduce i pensieri

Cosa è lo yoga? Qualcuno non lo sa ed io ne approfitto per dirlo: Yoga significa  Unione di Corpo e Mente. I primi esseri yogici che ho visto nella mia vita, nello schermo di una televisione ancora in bianco e nero, furono strani uomini seminudi che